DOCUMENTO



ARTICOLO DI ERIC HOBSBAWM PER IL NUMERO SPECIALE DELLA RIVISTA ITALIANA RINASCITA



Anita Helena Schlesener

Universidade Tuiuti do Paraná (UTP)

Curitiba, PR, Brasil










Presentazione – L’accoglienza del pensiero di Gramsci nel mondo nel cinquantesimo anno della sua morte


Qui vi presentiamo una traduzione di un saggio di Eric Hobsbawm (anch'esso di lunga memoria) pubblicato in Rinascita, nº 8, il 28 febbraio 1987, in occasione del cinquantesimo anno della morte di Antonio Gramsci (1937-1987). Questo numero speciale di Rinascita, intitolato Gramsci nel mondo, ha riunito diversi scritti di ricercatori e artisti europei sull'accoglienza del pensiero di Gramsci nel mondo dal punto di vista del suo contributo alla lettura di Marx e all'interpretazione del capitalismo.

Consideriamo questa pubblicazine di Rinascita importante poiché, oggi ottantatre anni dopo la morte di Gramsci, i suoi scritti continuano ad espandersi in tutto il mondo, generando riflessioni e nuove pratiche al fine di aprire la strada al futuro.

Tra gli studiosi che hanno contribuito a questo numero di Revista Rinascita, Giuseppe Chiarante affronta le origini di una tradizione diversa, sottolineando che, sebbene la realtà sociale e la natura dei conflitti siano cambiate, gli studi sul pensiero di Gramsci, nei principali paesi europei occidentali e orientali, nonché in Nord America e in America Latina, dimostrano la ricchezza del suo pensiero, tanto che, già nel 1987, il suo nome era nella lista dei 250 più citati al mondo. Cosi, nella sequenza, Giuseppe Vacca affronta il tema dell'egemonia nel contesto della sinistra europea.

Il francese Christian Barère sottolinea che, per gli studiosi di economia marxista, Gramsci si presenta come un grande stimolo anti-dogmatico nella sua critica all'economismo e nel rapporto tra economia e politica. Inoltre, evidenzia il carattere originale dell'analisi del pensatore italiano sul dominio sociale.

Alain Tosel, dell'Università di Nizza, affront ail tema dell'accoglienza di Gramsci in Francia e del suo contributo per attivare la posizione concettuale del marxismo sulla realtà sociale, mostra la rilevanza di un pensiero motivato da una sconfitta storica per cercare di rimanere aperto percorsi futuri. Stuart Hall affronta anche l'attualità del pensiero gramsciano e il suo impatto su una generazione di intellettuali inglesi.

Anne Showstack Sassoon sottolinea l'eredità lasciata da Gramsci al movimento femminista, che enfatizza l'identità femminile e la sua importanza nella lotta per nuove rapporti egemoniche.

Dalla Germania, Peter Glotz chiede, a partire da Gramsci, le caratteristiche del Principe moderno nella società contemporanea e quali risorse culturali e politiche devono essere mobilitate in una società complessa e diversificata per combattere il blocco sociale dominante. Inoltre, chiede quale partito di massa sarebbe necessario per difendere gli interessi delle classi subordinate?

In Iring Fetscher, troviamo il tema delle strategie di consenso nella società multimediale e, in Elmar Altvater, la riflessione sul dottrinalismo della socialdemocrazia europea e dell'estremismo politico che si apre al fascino teorico della terza via dai contributi di Gramsci.

John Cammett parla della sua indagine sulle opere che hanno ricevuto l'influenza del pensiero di Gramsci nel mondo e Joseph Buttgierg si rivolge all'accoglienza di Gramsci negli Stati Uniti, oltre a occuparsi di semiologia e post-strutturalismo nel dibattito degli Stati Uniti sulla letteratura moderna.

Vale ancora menzionare Francisco Fernández Buey, responsabile per la ricezione del pensiero di Gramsci in Spagna, e Gabriel Vargas Llozano, che analizza la situazione latinoamericana dalla ricezione di Gramsci in Messico, oltre a riflettere sulla rivoluzione cubana, il colpo di stato in Cile e la vittoria del fronte sandinista in Nicaragua, eventi che mostrano che non esiste una strategia unica per tutti i casi e che il pensiero gramsciano ha contribuito a questa comprensione.

Infine, il dossier finisce con la stesura di Tibor Szabó, responsabile per affrontare il contesto ungherese e il successo di un critico marxista nel paese di Lukács.

Tra tutti questi testi, abbiamo scelto Eric Hobsbawm da tradurre per questo Dossier sul Movimento – revista de educação sul "Marxismo(s) e l'educazione popolare", poiché è un argomento fruttuoso in Brasile dopo il colpo di stato del 20161. Cosi, la proposta è di comprendere la situazione delle classi subalterne nell'orizzonte ideologico delle classi dominanti.

In questo testo, Hobsbawm sottolinea che Gramsci ha avuto un'influenza decisiva non solo sulle interpretazioni del marxismo, ma anche sulla storia dell'ideologia, della cultura e della formazione del senso comune. Dopo Gramsci, la storia sociale e la cultura popolare rappresentano insieme uno dei settori con la più grande prospettiva nella storiografia. Una delle lezioni più importanti del pensatore italiano è stata quella di mostrare come "la trasformazione politica sia impossibile senza un pensiero storico sottile e coraggioso, che la nutre continuamente". Speriamo che la lettura di questo testo possa motivare ulteriori riflessioni.




ARTICOLO


PER CAPIRE LE CLASSI SUBALTERNE 2


Eric Hobsbawm


L’elenco degli autori de tutto il mondo le cui opere sono piú frequentemente citate nella letteratura Internazionale di arte e di umanità (GARFIELD, 1986) contiene pochi nomi di italiani, di cui soltanto 5 nati dopo il XVI secolo. In questo elenco non è compreso, per esempio, né Vico, né Machiavelli, mentre invece è citado Antonio Gramsci. Essere citati non significa ancora garanzia di conoscenza e neppure di comprensione per l’autore in questione, tuttavia è pur sempre indizio di uma certa presenza intellettuale. La presenza di Gramsci nel mondo, a 50 anni dalla sua morte, è innegabile e la si avverte particolarmente fra gli storici di lingua inglese.

Gramsci è diventato noto in questa area geografica nel primo dopoguerra quando numerosi intellettuali antifascisti anglofoni approdarono in Italia. Già nel 1948, l’opera di Gramsci è stata discussa con simpatia sul Times Literary Supplement, cioè poco dopo la pubblicazione di Il materialismo storico. Gli storici hanno svolto um ruolo importante nella scoperta di questo autore fuori dall”Italia. Difatti, um giovane studioso di storia britannico ha curato quella che è probabilmente la prima scelta degli Scritti gramsciani in lingua non italiana (The Modern Prince, Londra 1956), è giá nel 1958 un noto storico americano ha discusso Gramsci sotto il profilo di “Gramsci e l'umanesimo marxista” in un'opera che è rimasta la più nota in lingua inglese sulla storia intellettuale generale dell'Europa nel primo XX secolo, (H. Stuart Hughes, Consciousness and Society). Un altro storico britannico, Gwyn A. Williams, è autore della prima discussione non italiana su “Il concetto di egemonia nel pensiero di Gramsci”, nel 1960 (in Journal of the History of Ideas). Contemporaneamente, un altro storico ancora terminava una dissertazione per il dottorato che, pochi anni dopo, sarebbe diventata il primo libro su Gramsci fuori dall'Italia: John M. Cammett, Antonio Gramsci and the Origins of Italian Communism (Stanford, 1967). In altri termini, nel 1960, nel mondo anglofono se ne sapeva di più su Gramsci – anche se si trattava ancora di poca cosa – che non in qualsiasi altro paese che non fosse l'Italia. La selezione eccezionalmente indovinata degli scritti di Gramsci curata da Hoare e Nowell Smith dal 1971 in poi ha rafforzato il privilegio di cui godono i storia lettori inglesi.

Ovviamente, il maggiore influsso Gramsci lo ha esercitato sugli storici marxisti i quali, sotto vari profili, hanno svolto una più intensa attività e sono stati influenti nel mondo di língua inglese che in altri paesi dell’Occidente. Tuttavia, non existe uma “scuola storica gramsciana”, nè l’influsso di Gramsci sugli storici si distingue chiaramente dal suo influsso sul marxismo in genere. Gli scritti e l’esempio di Gramsci hanno contribuito innanzitutto ad infrangere la dura scorza dottrinaria che si era formata attorno al corpo vivo del pensiero marxista e che era giunta ad occultare strategie e intuizioni originali, come quelle di Lenin, dietro esortazioni rituali all’ortodossia testuale. Gramsci há aiutato i marxisti a liberarsi dal marxismo volgare, rendendo più difficile la repulsa del marxismo come variante del positivismo determinista.

In questo senso le lezioni più importante di Gramsci non sono gramsciane ma marxiste. Esse sono costituite da um insieme di variazioni sul tema marxiano, secondo cui “gli uomini creano la propria storia... però non nelle condizioni scelte da essi stessi, bensì in quelle trovate, date e trasmesse direttamente dal passato (ovvero, per dirla con le parole di Gwyn A. Williams: “Per il marxismo di Gramsci la volontà umana era un fattore centrale, ma si trattava di volontà storica, orientata verso le realtà obiettive della storia” (1982, p. 200). Perfino l'insistenza di Gramsci – rara tra i suoi contemporanei marxisti – sull'autonomia storia delle sfere della politica e della cultura può essere vista come un riferimento a Marx, come non ha mancato di osservare un acuto studioso di marxismo quale era George Lichtheim.

È naturale che un’indagine autorevole sugli sviluppi della storiografia veda Gramsci esclusivamente in tale contesto (IGGERS, 1978, p. 51). Oppure che uno storico marxista possa affermare “l’influenza gramsciana nella storia marxista non è particolarmente originale. Io personalmente non ritengo che Gramsci abbia un approccio storico specifico molto diverso da quello che aveva Marx” (ABELOVE et al., 1983, p. 38). Ciò non rende il suo influsso meno importante. Storici ansiosi di rompere con le rigidità inerenti alla tradizione comunista hanno tratto grande sollievo e ispirazione dalla scoperta che questo “teorico di eccezionale abilità” (Lichtheim) era dalla loro parte. Inoltre, dagli anni 1950 in poi, pochi fra i teorici marxisti emergenti o in via di essere riscoperti erano imbevuti di storia come lui e quindi così stimolanti per gli storici.

Tuttavia, vi è anche un influenza specificamente gramsciana sugli storici, e non solo l’indicazione di un retorno a Marx. Certi concetti del lavoro teórico di Gramsci sono estremamente fertili, ed egli stesso há scritto apiamente su problemi che sono essenzialmente sai storici che politici.

Le sue riflessioni sulla storia italiana – benché assai discusse nel proprio paese – non hanno trovato molta eco altrove, salvo nella ristretta cerchia degli italianisti. D’altro canto, in un campo specifico, o in un insieme di campi inerenti agli studi storici, l’apporto di Gramsci è forte, anzi, perfino decisivo. Vale a dire nella storia dell’ideologia e dela cultura, ed essenzialmente sotto il profilo del senso comune nella società pre-industriale.

Da Gramsci in poi, la storia e lo studio del mondo dele classi subalterne sono diventati uno dei settori dela storiografia in più rápida crescita ed espansione. Ed è un campo coltivado non solo da marxisti o dal considerevole numero di coloro che si possono, a ragione, definire populisti di sinistra, bensì anche da storia di altre ideologie. Questo campo, tuttavia, non si è espanso soltanto perchè Gramsci ne aveva incoraggiato lo studio; tuttavia, chiunque lo iniziasse seriamente non poteva fare a meno di percepire la presenza di uno dei pochi pensatori in genere (e dell’único nel marxismo occidentale, non escluso Marx stesso) che avesse dedicato profonda attenzione al problema.

Poiche, mentre esiste una lunga tradizione cui gli storici dell’alta cultura possono fare ricorso e a cui le idee espresse nel libri possono fare riferimento, nel nuovo campo della cultura popolare gli storici erano praticamente senza guida. È diventato quindi naturale che perfino storici non-marxisti, come l’eminente studioso di Cambridge Peter Burke, siano attratti in questa sfera di interessi e che si rivolgano, anche se incidentalmente, agli scritti di Gramsci, come è il caso dell'opera precorritrice di questo autore, Popular Culture in Early Modern Europe (Londra, 1978). Anzi, oggi potrebbe essere difficile, se non impossibile, discutere di problemi di cultura popolare senza avvicinarsi maggiormente a Gramsci, o senza fare un uso piu esplicito delle sue idee, così come, secondo Burke (1986, p. 211), hanno finito per fare E. P. Thompson e Raymond Williams.

Ma la forza dell'impegno intellettuale di Gramsci in questo campo, come in tutti quelli di cui egli si occupava e su cui scriveva, sta nel fatto che non si trattava di un impegno puramente accademico. La prassi stimolava e fecondava la sua teoria fino a rappresentarne lo scopo finale. Il motivo per cui la sua influenza sugli studiosi di ideologia e cultura è stata eccezionalmente forte, sta nel fatto che anche per coloro che si occupano di cultura popolare il campo non è puramente accademico. Los copo primario di tutti o quasi tutti coloro che si dedicano a questi studi non è quello di scrivere dissertazioni e libri. Essi, per lo più, si occupano appassionatamente, come lo faceva Gramsci, dell'avvenire e del passato: dell'avvenire della gente comune che rappresenta grosso dell'umanità, compresa la classe operaia e i suoi movimenti, e dell'avvenire delle nazioni e delle civiltà. A 50 anni dalla sua morte, siamo grati a Gramsci non solo per il permanente stimolo intellettuale che egli rappresenta, ma per averci insegnato che lo sforzo per trasformare il mondo non solo è compatibile con il pensiero storico originale, sottile e a occhi aperti, ma che senza di esso e uno sforzo impossibile.


Referencias

ABELOVE, Henry et al. (Eds.). Visons of History. New York: Pantheon Books, 1983.


BURKE, Peter. Revolution in popular culture. In: PORTER, Roy; TEICH, Mikulas. (Eds.). Revolution in History. Cambridge: University Press, 1986.


GARFIELD, Eugene. The 250 most-cited authors in the Arts and Humanities Citations Index, 1976-1983. Current comments, n. 48, p. 3-10, dez. 1986.


IGGERS, Georg G. Neue Geschichtswissenschaft. Monaco: Vandenhoeck & Ruprecht, 1978.


WILLIAMS, Gwyn A. The Welsh in their History. Londres: Routledge Kegan & Paul, 1982.



SOBRE A AUTORA/TRADUTORA

ANITA HELENA SCHLESENER é doutora em História pela Universidade Federal do Paraná (UFPR), com um ano de pesquisa na Università degli Studi di Milano e Fondazione Feltrinelli, na Itália, mestra em Educação e Sociedade pela Pontifícia Universidade Católica de São Paulo (PUC-SP), graduada em Filosofia pela Universidade Federal do Paraná (UFPR), Pós-doutora em Educação pela Universidade Estadual de Campinas (UNICAMP) e docente do Mestrado e Doutorado em Educação da Universidade Tuiuti do Paraná (UTP).

E-mail: anitahelena1917@gmail.com




Recebido em: 27.04.2020

Aceito em: 29.04.2020


1 Il colpo di stato del 2016 ha rimosso l'allora presidente Dilma Rousseff dalla presidenza della Repubblica, che è stata eletta democraticamente nel 2014 per il suo secondo mandato.

2 HOBSBAWM, Eric J. Per capire le classi subalterne (In Gran Bretagna – gli impulsivitalitras messi ala storiografia in questo cinquantennio). Rinascita - Il contemporaneo, special issue "Gramsci nel mondo", n. 8, p.23, 28 fev. 1987.

Movimento-Revista de Educação, Niterói, ano 7, n.12, p. 636-643, jan./abr. 2020.