DA DOROTHY STANG A MARIELLE FRANCO

ASSASSINIO DEI DIFENSORI DEI DIRITTI UMANI IN BRASILE DAL DIALOGO TRA EMMANUEL LEVINAS E GIORGIO AGAMBEN

Abstract

Questo articolo analizza la situazione di violenza praticata contro i difensori dei diritti umani in Brasile sulla base di due casi emblematici: gli omicidi della missionaria nordamericana Dorothy Mae Stang e la consigliera comunale di Rio de Janeiro Marielle Franco. Basandosi sull'utilizzo del metodo fenomenologico, intende avvicinare le opere di Emmanuel Levinas e Giorgio Agamben, per dare un nuovo significato agli omicidi dei due difensori dei diritti umani. Il problema che guida l'indagine può essere così sintetizzato: fino a che punto l'omicidio, nella prospettiva di Levinas, rappresenta il completo annullamento dell'altro per il fatto della violenza, mentre, nella prospettiva di Agamben, rappresenta, in quanto va impunito, il culmine del processo di continue cesure che sfocia nella produzione della nuda vita (homo sacer)? Si parte dall'ipotesi che la morte di Dorothy Stang rappresenti, nel contesto delle lotte per il diritto allo sbarco in Brasile, una totale mancanza di responsabilità dell'altro, configurando una “celebrata ingiustizia”, secondo Levinas; la morte di Marielle Franco, di fronte alla sua rappresentatività nel movimento per l'uguaglianza razziale e di genere, rappresenta il consolidamento di un processo di cesure biopolitiche tra zoé e bios, cioè tra vite politicamente qualificate e vite eliminabili impunemente, che caratterizza il biopolitica con cui la società brasiliana è stata storicamente strutturata, basata su una rigida gerarchia sociale.