PER UNA GIUSTIZIA AFRODASPORICA
SHANGO E MANDINGAS ALLA RICERCA DEL RICONOSCIMENTO DELLA DIGNITÀ UMANA NERA
Abstract
I limiti di una giustizia rappresentata da Themis sono evidenziati dai risultati del nostro sistema di controllo razziale, costituito da matrici coloniali che caratterizzano l'ideologia razzista e mirano a depotenziare, depoliticizzare e soggiogare i neri. In questo frangente senza tempo, come possiamo aspettarci (e sperare) che questa giustizia protegga le vite dei neri, se la morte nera è una condizione ontologica per la sopravvivenza delle società razziste? I percorsi abolizionisti, aperti al bivio punitivo da Exú, ci guidano, attraverso movimenti disordinati che intrecciano una metodologia sankofaniana che invia l'ideologia giudaico-cristiana, alla cava che sostiene la giustizia afrodiaspora governata da Xangô, strutturata in filosofie controcoloniali, ancestrali e conoscenze ancestrali che salvano la legalità nera negata, riorientando le basi della dignità umana sin dalla Carta Mandinga. Incendiando piantagioni legali bianche, universalizzate e dogmatizzate, i mandingas (diritti ancestrali), lanciati nei terreiros coloniali, sono il fondamento del pluralismo giuridico brasiliano richiesto da una democrazia multirazziale, rispecchiata nel quilombismo.