PER UNA GIUSTIZIA AFRODASPORICA

SHANGO E MANDINGAS ALLA RICERCA DEL RICONOSCIMENTO DELLA DIGNITÀ UMANA NERA

Autori

Abstract

I limiti di una giustizia rappresentata da Themis sono evidenziati dai risultati del nostro sistema di controllo razziale, costituito da matrici coloniali che caratterizzano l'ideologia razzista e mirano a depotenziare, depoliticizzare e soggiogare i neri. In questo frangente senza tempo, come possiamo aspettarci (e sperare) che questa giustizia protegga le vite dei neri, se la morte nera è una condizione ontologica per la sopravvivenza delle società razziste? I percorsi abolizionisti, aperti al bivio punitivo da Exú, ci guidano, attraverso movimenti disordinati che intrecciano una metodologia sankofaniana che invia l'ideologia giudaico-cristiana, alla cava che sostiene la giustizia afrodiaspora governata da Xangô, strutturata in filosofie controcoloniali, ancestrali e conoscenze ancestrali che salvano la legalità nera negata, riorientando le basi della dignità umana sin dalla Carta Mandinga. Incendiando piantagioni legali bianche, universalizzate e dogmatizzate, i mandingas (diritti ancestrali), lanciati nei terreiros coloniali, sono il fondamento del pluralismo giuridico brasiliano richiesto da una democrazia multirazziale, rispecchiata nel quilombismo.

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Biografia autore

Luciano Góes, Universidade de Brasília

Doutorando em Direito na Universidade de Brasília (UnB). Professor dos cursos de Pós-Graduação, especialização em Criminologia, do Instituto Brasileiro de Ciências Criminais (IBCCRIM) e, Ciências Criminais (lato sensu) da Faculdade CESUSC. Consultor especial de Criminologia Cultural Negra do Instituto Brasileiro de Criminologia Cultural. Advogado Abolicionista Afrocentrado. 2º lugar, na categoria Direito, do 59º Prêmio Jabuti (2017) com a obra: “A tradução de Lombroso na obra de Nina Rodrigues: o racismo como bases estruturante da Criminologia brasileira.”.

Pubblicato

2021-11-30